giovedì 5 maggio 2016

Google : Abuso di posizione dominante in EU e RU

Continuamente sotto attacco il Gigante americano ormai dalle continue operazioni a tutela della libera concorrenza sul mercato.
Dopo l'Articolo trattato in questo Blog datato 31 Marzo nuovamente da rilevare la continua difesa che il Gigante G è costretto a porre in essere a Sua difesa per le continue sanzioni comminate dall'Antitrust in Europa ed in Russia.





Già infatti in data 25 Gennaio del 2016 Google doveva difendersi dall'attacco in Russia, per la violazione di "abuso di posizione dominante", da parte dell'Anti Trust Russa


Lo riportava la Tass, che sentiva il capo del servizio federale antitrust.

Il capo del servizio, Artemyev, diceva inoltre che Google «può contestare la decisione almeno per un anno», perciò il processo e il successivo «pagamento della multa» potrebbe slittare fino al 2017. 

In questo caso la multa sarebbe stata «aggiornata per l’inflazione 2014-2017». 


Il 14 settembre 2015, per la precisione, l’antitrust di Mosca aveva riconosciuto colpevoli Google Inc. e Google Ireland Ltd. di aver violato la legge "sull' Abuso di Posizione dominante" dopo la querela di Yandex. 
Il 5 ottobre 2015 veniva emessa la prescrizione per la rettifica di questa violazione.
La compagnia correva comunque  il rischio di una sanzione che sarebbe potuta andare dall’1% al 15% del fatturato del mercato dei negozi delle app preinstallate per il 2014. Tale somma includeva gli introiti di Google della vendita di tutte le app su Google Play, nonché l’acquisto della musica e video nel 2014 nel territorio russo.

Secondo la valutazione del direttore generale della TelecomDaily, Denis Kuskov, il fatturato annuale di Google Play in Russia superava i 70 milioni di dollari: la multa quindi ammonterebbe a circa 5 milioni di dollari. 

In dicembre Google impugnava la decisione dell’antitrust nella corte d’arbitrato di Mosca avendo per il 25 gennaio 2016 prima data per l' udienza in tribunale. 

Nonostante le battaglie Legali Google perdeva dunque il ricorso in appello contro la decisione dell’Antitrust russo che accusava l’azienda statunitense per l'appunto di abuso di posizione dominante. 
L’autorità russa di regolamentazione antimonopolistica, lo ricordiamo, ha stabilito che Google ha violato locali leggi antitrust per i servizi preinstallati di serie nei dispositivi. 

Le indagini sulle pratiche dell’azienda californiana sono partite a febbraio del 2015 e si sono concentrate sul metodo sfruttato da Google per la distribuzione delle sue app nel sistema operativo Android. Si contestava, quindi, l’obbligo per i produttori di cellulari di pre-installare i servizi di Google sui loro device.
Le indagini contro Google sono partite dopo le lamentele di Yandex, il gruppo internet più grande della nazione, che ha accusato il concorrente di pratiche scorrette.
La società di Moutain View potrebbe essere costretta a cambiare gli accordi con i produttori di smartphone e tablet Android, consentendo la preinstallazione di app di serie diverse da quelle di Google. 

Il valore delle azioni di Yandex, infatti, all’indomani della sentenza è cresciuto del 13%

Il rivale russo di Google lamenta di avere perso market share dopo la diffusione degli smartphone Android. Stando ai dati di LiveInternet.ru, lo share di Yandex nelle ricerche online in Russia era ad agosto 2015 il 50% inferiore di gennaio 2014, mentre lo share di Google è salito dal 34% al 42%.

NUOVAMENTE SOTTO ATTACCO IL GIGANTE G DALL'ANTITRUST EUROPEA


Google potrebbe, infatti, nuovamente andare incontro ad una sanzione miliardaria da parte delle autorità antitrust dell’Unione Europea che in questo caso lancia nel mese di Aprile una doppia accusa al Gigante G. L’insediamento di Margrethe Vestager a capo dell’antitrust europea potrebbe infatti condurre nel giro di poche ore ad una nuova evoluzione dell’agitato rapporto che ormai da anni lega Google al vecchio continente. Al centro della questione ci sono ancora una volta le presunte pratiche anticoncorrenziali messe in atto da parte del gruppo guidato da Larry Page, accusato da più parti di aver abusato della propria posizione dominante nell’ambito dei motori di ricerca. Il tira e molla è iniziato sotto la gestione Almunia, è proseguito per lungo tempo cercando compromessi mai realmente soddisfacenti ed ora sembra essere giunto l’ultimo capitolo della vicenda. L’indagine avviata nel 2010 sotto la direzione proprio di Joaquín Almunia sembra dunque destinata ad entrare in una nuova fase: le premesse sono le medesime, ma con margini di pacificazione ormai ridotti al minimo. 
L' European Commission, ha anzitutto ad Aprile messo nero su bianco l’accusa relativa ad un presunto abuso di posizione dominante «sui mercati dei servizi generali di ricerca online nello Spazio economico europeo (SEE)», con particolare riferimento alla comparazione di prezzi online in ottica di un acquisto da servizi di e-commerce.
Nel mirino, insomma, v’è 
Google Shopping:
"In via preliminare la Commissione ritiene che tale comportamento violi le norme antitrust dell’UE limitando la concorrenza e danneggiando i consumatori"
In secondo luogo L' European Commission ha puntato il dito contro Android, ipotizzando che il gruppo abbia stretto accordi anticoncorrenziali per imporre il proprio sistema operativo mobile sul mercato.
Le parole del commissario Vestager:
"Nel caso di Google, sono preoccupata che l’impresa abbia accordato un vantaggio sleale al proprio servizio di acquisti comparativi in violazione delle norme antitrust europee. Google ha ora l’opportunità di convincere la Commissione del contrario. Tuttavia, se l’indagine dovesse confermare i nostri timori, Google dovrebbe affrontare le conseguenze giuridiche e cambiare il suo modo di operare in Europa. Ho inoltre avviato un’indagine formale antitrust sulla condotta di Google relativa a sistemi operativi, applicazioni e servizi mobili. Smartphone, tablet e dispositivi analoghi rivestono un ruolo sempre più importante nella vita quotidiana di molte persone, e voglio essere certa che i mercati in questo settore possano svilupparsi senza alcuna restrizione anti-concorrenziale imposta da qualche azienda"


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